Quali mascherine devono essere indossate al lavoro? È uno dei dubbi più comuni di questa fase di ripartenza dopo il lockdown legato all’emergenza coronavirus. Per avere più certezze servirà aspettare i nuovi decreti e, soprattutto, le linee guida stilate dai tecnici e dagli enti di settore (INAIL, eccetera). Quel che è certo fin qua è che starà al datore di lavoro, com’è previsto del resto dall’ordinaria normativa italiana sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, individuare il livello di rischio a cui sono sottoposti i lavoratori durante lo svolgimento delle proprie mansioni e stabilire, di conseguenza, quali mascherine vanno indossate nei luoghi di lavoro.

Con ogni probabilità i lavoratori a rischio minimo, ossia quei lavoratori per cui non aumenta durante l’orario di lavoro l’esposizione o il rischio di contagio da coronavirus, potranno continuare a indossare semplicemente i dpi già previsti dalla normativa di settore, come le mascherine antipolveri o le mascherine di protezione nel sito eurohatria.com consigliate per i cantieri edili, o le semplici mascherine a uso civile (le mascherine lavabili, eccetera) quando per il tipo di mansione che si svolge non sia previsto l’uso di dispositivi protettivi individuale. Saranno i lavoratori a rischio medio-alto (medici anche di famiglia, parrucchieri ed estetisti, eccetera) a dover ricorrere, invece, con ogni probabilità a mascherine chirurgiche e visiere.

Dalla mascherina giusta agli altri accorgimenti per evitare il contagio sui luoghi di lavoro

Più che la tipologia di mascherina da indossare sul luogo di lavoro, conteranno comunque una serie di altri accorgimenti utili a ridurre il rischio di contagio. Indossare bene la mascherina, per esempio, assicurandosi che questa copra completamente naso e bocca – da cui, nel caso di individui asintomatici, partono quegli ormai famosi droplet veicolo di infezione – ed evitando di farlo se si hanno le mani sporche. Anche smaltire correttamente mascherina e altri d.p.i. come i guanti monouso sarà importante per evitare contagi sui luoghi di lavoro: va fatto nella raccolta dell’indifferenziato, salvo altre indicazioni del comune di riferimento e se non si hanno a disposizioni metodi per lo smaltimento dei rifiuti speciali. Una certa attenzione andrà posta anche all’eventuale riutilizzo: la maggior parte delle mascherine in circolazione riportano chiare indicazioni rispetto alla possibilità di essere lavate (e come: a mano, in lavatrice, con lavaggi ad alte temperature, eccetera) e riutilizzate o rispetto, invece, al loro essere monouso.

In questa seconda ipotesi, nonostante all’inizio dell’emergenza coronavirus siano state indicazioni su come igienizzare anche le mascherine monouso, è sconsigliabile riutilizzarle per lavoro e, se non si dovesse avere a disposizione un congruo numero di mascherine di ricambio, rimane preferibile tra l’altro l’opzione uso continuato. Quando va sostituita, infatti, la mascherina? Sicuramente strappi, buchi o lesioni, anche piccoli, compromettono l’efficacia della mascherina e richiedono di sostituirla. Anche lo sporco particolarmente evidente è un segno che la mascherina, anche se riutilizzabile, va cambiata, soprattutto se la si utilizza sul lavoro. Per una maggiore igiene e per una maggiore tutela sarebbe indicato, comunque, sostituire periodicamente e dopo un numero massimo di utilizzi anche le mascherine riutilizzabili.

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